Tra le nuvole del Gran Paradiso
Percorrendo la Valle dell’Orco, in provincia di Torino, si giunge all’abitato di Ceresole Reale situato a 1.580 mt di altezza che, durante il regno sabaudo costituiva parte della riserva di caccia della casa Savoia. Gli esemplari maggiormente oggetto dell’attività venatoria erano i camosci e gli stambecchi, questi ultimi dati per estinti nel resto dell’Europa intorno al 1700 - 1800, tranne un certo numero di esemplari presenti nell’area del Gran Paradiso.
Re Vittorio Emanuele II, per assicurarsi l’esclusività dei diritti di caccia allo stambecco, dichiarò la zona montana intorno al massiccio del Gran Paradiso “Riserva Reale di caccia” nel 1856. Da un provvedimento che di fatto tutelava il diritto di caccia allo stambecco risultò, per ironia della sorte, la possibilità di sopravvivenza di questa specie animale e la realizzazione di comode mulattiere, molte delle quali sono tuttora usufruibili, per permettere il passaggio a cavallo dei reali tra i paesi e le varie case di caccia presenti nella riserva.
Nel 1922, la riserva reale fu donata allo stato italiano, affinchè si realizzasse un’area protetta che divenne il Parco Nazionale del Gran Paradiso, esteso su due versanti, uno piemontese e l’altro valdostano, oggi collegati solo da una strada sterrata. Da Ceresole Reale si prosegue in direzione del Colle del Nivolet, situato a 2.600 mt di altezza, un vero e proprio angolo di paradiso montano, costituito da una grande conca verdeggiante circondata da altopiani e cime che superano i 3.000 mt.
Per salvaguardare l’integrità del Colle del Nivolet, è stato vietato negli ultimi anni l’accesso diretto dei veicoli nel periodo di maggiore afflusso turistico compreso tra maggio ed ottobre e gli ultimi 6 km di strada asfaltata possono essere percorsi a bordo di una navetta, in bicicletta oppure a piedi. Il Colle del Nivolet rappresenta un’enorme oasi con limpidi laghetti montani, ricca di flora e fauna, da cui si diramano numerosi sentieri che portano a destinazioni più o meno elevate, sfruttando anche la presenza degli antichi percorsi reali di caccia.
Tra le specie animali più note e visibili, vi sono marmotte, ermellini, volpi, rapaci, camosci e stambecchi, tanto che nel silenzio della montagna non è raro udire il fischio delle marmotte di vedetta e, svoltando improvvisamente su un sentiero, trovarsi di fronte ad un costone roccioso dove gli stambecchi lottano per la supremazia sul gruppo a colpi di corna che riecheggiano nei valloni.
Luogo prediletto dagli astrofili che spesso organizzano serate di osservazione della volta celeste, resa più nitida dall’assenza di inquinamento luminoso, il colle del Nivolet mantiene il suo fascino anche quando il tempo volge al peggio e viene avvolto dalle nuvole, allora sembra proprio di trovarsi sospesi sopra la terra.
Autore: Luciana Cattaneo